Il canto che vola oltre la gabbia di Gaza

Riccardo Tavani

Vengono da Gaza, Palestina, il film e il cantante di cui si racconta la storia vera. Il film è intitolato YA TAYR EL TAYER – THE IDOL e il cantante palestinese si chiama Mohammed Assaf. Anche l’autore regista viene dalla Palestina, da Nazreth, dove è nato nel 1961. Si chiama Hany Abu-Assad, ha avuto numerosi riconoscimenti internazionali, soprattutto con due film: Paradise Now (2006) e Omar (2013). Ya Tayr El Tayer – The Idol è stato in prima mondiale, con una presentazione speciale, a luglio di quest’anno al Toronto International Film Fest e ripresentato la settimana scorsa al 33° Torino Film Festival In entrambi i festival ha conseguito un ampio consenso di pubblico. Le riprese sono state fatta a Gaza, Jenin, Amman, Beirut, Il Cairo.

Rispetto ai due film citati, di dura disperazione, questo apre, e con forza alla speranza. Un ragazzino palestinese, che mette su un complesso musicale con la sorella Nour e altri compagni di scuola, passa poi a fare il cantante di matrimoni, quindi da grande il tassista per campare, fino a varcare il confine invalicabile di Gaza, arrivare a Il Cairo a vincere il più ambito premio musicale di tutto il mondo arabo Arab Idol, scatenando immedesimazione e speranza in tutta la Striscia e la Palestina.

Nei titoli di testa si precisa che nel film è stato introdotto anche qualche episodio di fantasia. Non sappiamo se uno di questi si riferisce al compagnetto di scuola che lascia il gruppo, un po’ perché non corrisposto sentimentalmente da Nour, un po’ per motivazioni religiose. Personaggio che poi ritroviamo da grande, capoccio militare e religioso, alla frontiera di Gaza, con il fucile mitragliatore a sbarrare la strada al protagonista: perché la musica è contro l’Islam. Forse l’episodio è stato inventato o ripreso e amplificato, ceto, però, che è un tema totalmente aderente alla realtà della Palestina e oltre. Certamente vera, invece, la morte della sorella Nour, per una grave malformazione renale. L’agonia della ragazzina viene però a caricarsi di un forte signaficato simbolico nel film: in lei si riflette l’oscillazione tra la vita e la morte della stessa Palestina.

Ecco cosa dice il suo autore e regista Hany Abu-Assad.

“Vedo The Idol come una sfida, una lotta e la voglia di sopravvivere anche a dure e a estreme circostanze. E’ una storia di speranza e successo, dove un fratello e una sorella sono capaci di trasformare i loro svantaggi in benefici, ciò che è impossibile diventa possibile, chi proviene dal nulla e supera tutte le difficoltà, sconfigge la povertà, l’oppressione, l’occupazione. Mohammed e Nour hanno l’abilità di mutare l’orrore in bellezza, in altre parole hanno il potere di genere alimentare e nutrire la speranza”.

Oggi Mohammed Assaf è l’“ambasciatore di buona volontà” dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Il film esce a marzo distribuito dalla distribuzione Adler Entertainment.