Sing Street: Dublino-Londra con vento, mare e musica in faccia

Riccardo Tavani

Che ci fa un adolescente dublinese di metà anni ’80 sugli schermi cinematografici di un nuovo millennio, il quale si presenta con paesaggi e scenari completamente diversi da quelli dell’epoca narrata? Per quanto assurdo possa sembrare ci sta parlando proprio del nostro presente, se non addirittura del nostro futuro. E ne sta parlando a tutti: ragazzini, adolescenti, giovani, adulti e anziani. Ossia a quel ragazzino che crescendo continuiamo a portarci dentro e addosso.

Si chiama Conor ma il fratello maggiore Brendan lo chiama Cosmo. Il Cosmo è illimitato, infinito. È uno spazio-tempo sempre incommensurabilmente aperto davanti a noi. Noi siamo sempre inesorabilmente fuori misura per difetto rispetto a esso. Più noi procediamo nel mondo, nel cosmo, più esso ci si apre davanti, ponendoci nuove situazioni, problemi, drammi, angosce, dilemmi. L’incertezza, l’instabilità domina così la nostra esistenza.

È quello che accade a Conor. Una mattina si sveglia e tutto cambia per lui. La madre e il padre, convocano attorno al tavolo della cucina lui, sua sorella Ann e il fratello Brendan. Non solo sono in procinto di separarsi, ma il padre è disoccupato e senza ormai più reddito e risparmi. La casa deve essere messa in vendita, i figli spartiti tra i genitori e Conor lasciare il suo liceo, perché troppo costoso. Per lui è già stata decisa l’iscrizione a quello dei Fratelli Cristiani, in Singe Street, nel quale più che i libri dominano i cazzotti: di studenti e prof. Cosmo come Caos, nel quale Conor capitombola all’improvviso senza più punti di riferimento e stabilità, abitudini di adattamento ambientale e mentale che indossava prima ogni mattina, insieme a scarpe e vestiti, prima di uscire di casa.

Esiste in biologia un termine – poi adottato anche da antropologia e filosofia – che indica questa congenita condizione umana. Il termine è neotenia, ossia il permanere in alcune specie animali di organi che non arrivano mai a una piena, completa evoluzione, maturazione. Rimangono per tutta la vita abbastanza simili alla condizione neonatale. L’uomo è una di queste specie neoteniche. Conserva organi, tratti e aspetti più vicini alla sua condizione di nascita rispetto ad altri animali. A differenza degli animali, che vivono in una loro nicchia ecologica chiusa e alla quale reagiscono sulla scorta di una precisa dotazione d’istinti, l’uomo si trova in una situazione di permanente infanzia, ossia di imperizia, inadeguatezza di fronte alla continua, imprevedibile apertura del mondo.

Conor può contare però su due discrete risorse le quali, se non gli risolvono tutti i problemi, certamente lo aiutano a non smarrirsi completamente nel magmatico Cosmo-Caos. Sono l’amara, disincantata saggezza di suo fratello Brendan e un drive tutto interiore che è il dare forma di parole, testi di canzoni, accordi di chitarra all’informe magma della giungla sociale, familiare, scolastica ed emotiva che – venendo a questo tipo di mondo – gli è stato dato da vivere, ossia se l’è già trovato e buttato addosso così com’è. Le cose poi si complicano con l’apparire nei suoi occhi e nel suo cuore di Raphina, una ragazza più grande, apparentemente più scafata di lui, in realtà solo più illusa nel suo sogno di prendere il largo verso Londra. Dublino, infatti, è il Cosmo-Caos nella versione Fossa delle Marianne della depressione.

Il regista John Carney – insieme a Gary Clark – ha curato anche le canzoni originali del film cantate e suonate da Conor con la sua clamorosa, davvero neotenica band Sing Street. La musica e le canzoni sono anche la guida costante dei precedenti lavori, sia per il cinema, sia per la televisione, di questo ritmico autore irlandese.

La musica costituisce per Conor non solo una guida nel mare aperto, incerto del mondo ma un elemento di vera metamorfosi interiore ed esteriore. Una chitarra dietro la quale rifugiarsi, da abbracciare e suonare, cantarci sopra, per coprire la cacofonia dell’intero cosmo nell’aspetto particolare delle liti tra genitori dietro la parete della propria stanza. Una passione per non cedere e, anzi, per andare verso il mondo spalancato a viso altrettanto aperto, con vento, mare e musica in faccia. Una passione – potrebbe essere qualunque altra – per dare una propria forma, un proprio senso all’insensatezza, alla follia umana che ci circonda.

Colonna Sonora del film

  1. Rock N Roll Is A Risk (Dialogue) – Jack Reynor
  2. Stay CleanMotörhead
  3. The Riddle Of The Model – Sing Street
  4. RioDuran Duran
  5. Up – Sing Street
  6. To Find You – Sing Street
  7. Town Called MaliceThe Jam
  8. In Between DaysThe Cure
  9. A Beautiful Sea – Sing Street
  10. ManeaterHall & Oates
  11. Steppin’ OutJoe Jackson
  12. Drive It Like You Stole It – Sing Street
  13. Up (Bedroom Mix) – Sing Street
  14. Pop Muzik – M
  15. Girls – Sing Street
  16. Brown Shoes – Sing Street
  17. Go NowAdam Levine